sabato 23 aprile 2011

Quel pensiero.

La sensazione che si prova è quella di non capire più cosa fare, come fare, dove andare e quando andare.
Insomma una moltitudine di emozioni che alla fine ti riportano sempre e solamente a quel pensiero.

Quel pensiero che è dentro di te in ogni istante del giorno, e della notte,quel pensiero che ti accompagna senza mai lasciarti,
qualsiasi sia l'attività che stai svolgendo, qualsiasi sia la cosa che stai facendo.
Tutto ti riporta a quel pensiero.

In ogni cosa, vedi quel pensiero, in ogni discorso,senti quel pensiero, in ogni luogo, cerchi quel pensiero.

Moltitudini di visi s'intrecciano nella folla e lì, in quella bolgia di umanità, cerchi i lineamenti di quel pensiero, anche un solo tratto che ti porti più vicino a quel pensiero.

Fino a renderti conto che in realtà tutto ciò che ti accade intorno diventa una cornice al tuo pensiero, quello fondamentale, quello da cui non riesci a staccarti nemmeno per un secondo.

Dentro la mente si forma istante dopo istante l'immagine, le sembianze di quel pensiero con tale forza e convinzione che hai la netta sensazione che quel pensiero stia camminando con te, insieme a te al tuo fianco.

Ci credi a tal punto che a tratti, di quel pensiero, ne cominci a sentire anche l'odore, la voce, il rumore dei suoi passi e addirittura il tocco delle sua pelle.

Tutto intorno continua ad esistere, tranne che per te, dove tutto sembra fermarsi, come sospeso in uno squarcio del tempo.

Ti riempi gli occhi di oggetti che condivideresti con quel pensiero, di azioni , di frasi, di cose da scoprire, di cose da fare, ma sempre e solo con quel pensiero.

Vicino a te al tuo fianco che ti accompagna in ogni istante della tua giornata, fino ad esserci ogni giorno nella tua vita, sempre e comunque.

Mi sono posto una domanda: "Se continuo a credere in questa cosa ho due sole possibilità, o sto impazzendo o mi sono innamorato".
Quel confine sottile e invisibile che divide il folle dal sano è quasi impercettibile, un'essere può impazzire da un momento all'altro per imspiegabili motivi e ritrovarsi in un mondo completamente suo eliminando tutti gli altri attori, mantenendo con se esclusivamente quel pensiero, che diventa il suo unico pensiero e la sua unica motivazione di esistenza.

Se questa fosse la follia, forse impazzire non è poi così male, se impazzire significa amare, allora io sono completamente pazzo e fottutamente perso...di quel pensiero.


Francesco Bonfitto.



martedì 19 aprile 2011

Nessun segnale

Ci sono momenti come in questo istante che senti dentro un vuoto, qualcosa ti manca.
Qualcuno è lontano da te e dentro un grande vuoto si fa strada, aprendo ferite che danno la sensazione di non potersi più rimarginare.
Cosa starà facendo? Cosa staranno facendo?
Mi manca dentro qualcosa.Mi sento come svuotato, come se qualcuno avesse strappato una parte di me per gettarla in un fiume, per far si che la corrente porti via con se anche il dolore della ferita.
Non ci sei...e mi manca l'aria.
Immagino cose che non dovrei, ma la distanza fa questi scherzi.
Me lo aspettavo, ma non credevo che questa sensazione si presentasse così velocemente, così in fretta.

Aspetto qualcosa che non arriva, qui da solo, aspetto qualcosa che non arriva.
Un segno , un minuscolo segno, ma nulla.
Forse dovrei andare a letto, visto che oltre al mio stato d'animo anche il mio fisico ha bisogno di riposare, come la mia testa che continua a immaginare.
A volte vorrei essere incapace di aver fantasia...almeno aspettare sarebbe meno doloroso e comprendere che non c'è alcun segnale più facile da accettare.
Domani la lontananza sarà ancora più ampia.

Francesco Bonfitto.

Vino di prugna

Eccoci qui, oggi è martedì, in una settimana normale propabilmente sarei un po giù di morale, per il semplice fatto che mancherebbero tre giorni pieni di lavoro, prima del meritato riposo.
Ma oggi è un giorno speciale,da domani fino a lunedì prossimo compreso, Ferie!!!!!!!!!!!!
Direte, ma questo è sempre in ferie? lavorare mai?
E vero all'apparenza potrebbe sembrare così, in realtà, sono tutte ferie accumulate negli anni di cui non ho goduto.
Ora, mi costringono a farle, cosa che non mi mette in alcun modo a disagio, anzi!
Quindi dopo una mattinata parecchio intensa, mi sono fermato a pranzare da Claudio e Francesca.
Un bel ristorante nella zona dove lavoro e quando riesco mi fermo volentieri.
I proprietari nonostante i nomi italiani sono cinesi, due belle persone.
Quindi trofie al pesto, cotoletta alla milanese, patatine fritte, un bel litrozzo di acqua naturale e siccome oggi mi sento in festa, anche un quarto di vino rosso della casa.
Oggi sono qui a scrivervi per ringraziarvi, perche ho aperto questo blog da soli quattro giorni e le vostre visite sono quasi 400 una media di 100 al giorno.
Beh che dire...sono contento, significa che forse qualcosa d'interessante qui lo trovate.
Ora vi saluto e spero di riuscire a scrivere qualcosa anche durante la vacanza, sicuramente lo farò.
Claudio mi propina il solito vino di prugna, che dice di offrirmi, ma che poi scopro sempre nel conto.
Ma alla fine sono due belle persone non sarebbe bello perderle per un vino di prugna, non vi pare?

Francesco Bonfitto.

sabato 16 aprile 2011

Il bivio.

Prendere decisioni non è mai semplice, certo è che a un certo punto della situazione bisognerà pur farlo.
Ma cosa fare?
Come decidere cosa è giusto e cosa no, e poi, ciò che deciderai sarà la scelta piu idonea?
Non ho risposte a domande come queste, come nessuno, credo.
Scopro giorno dopo giorno che non è per niente facile trovarsi davanti al bivio e rimanere fermi a guardare le due strade che si biforcano, nella speranza che una forza superiore ti indichi, con un fatto straordinario, la direzione da seguire.
Ma niente, davanti al bivio in piedi e immobile, nulla accade.
Rimanere inerme nell'attesa però aiuta a riflettere, che sia questa la soluzione?
No, forse nemmeno la riflessione aiuta, anzi, a tratti confonde. Troppe variabili e troppe voci nella testa che ti consigliano.
Forse c'e' bisogno di più coraggio, determinazione, sicurezza.
Caratteristiche difficili da gestire e sopratutto da trovare nelle persone.
Infatti si incontrano più che altro truffatori della vita,elementi che esprimono sicurezza, ma che poi nella sostanza sono dei caga sotto.
Quindi,il coraggio,la determinazione e la sicurezza o c'è o niente, rimani bloccato al bivio.
Eppure in passato sono successe cose che hanno determinato il presente e fermarsi al bivio non era contemplato, destra o sinistra, si prendeva la via che sentivi dentro e si partiva, sapevi che era il percorso giusto.
Nessuna titubanza, prendila e basta.
Questo era il passato, ma il passato di solito non serve e non aiuta a modificare la situazione che il presente ti mette davanti.
Quindi che fare?
Quanto rimanere ancora in piedi davanti al bivio senza muoversi?
Oggi non conosco la risposta e non posso far altro che restare ad aspettare.
Beh...buon bivio e buon fine settimana a tutti.

P.S. ora metterò questo post su facebook...sperando di non dare fastidio a chi odia certe pratiche, ma in fondo questo spazio è gestito da me...quindi ne faccio quello che voglio, sempre nelle norme del regolamento.
Poi per tutti quelli che hanno qualcosa in contrario su tali comportamenti...beh...problemi loro.


Francesco Bonfitto.



venerdì 15 aprile 2011

Braccia al cielo

Ci sono giornate che hanno un sapore diverso dalle solite giornate, sopratutto quando si è in ferie.
Oggi è una di quelle giornate.
Si riesce a respirare quel profumo di libertà e indipendenza che difficilmente, quando si è costretti a lavorare per vivere, si può apprezzare.

Comunque tornando a bomba sulla mia giornata di ferie, appena sveglio faccio una bella serie di esercizi mattutini, cosa che ormai pratico da parecchi anni, subito dopo barba e capelli, nel senso che mi sono rasato a zero, poichè i capelli ormai da tempo sono latitanti dal mio cuoio capelluto.
Infine, una bella doccia calda per riprendermi completamente.

Una volta vestito e profumato esco di casa e faccio una sosta da Lillo, a fare colazione con cappuccio e brioches al cioccolato, piena come un'uovo.

Due chiacchiere con Lillo e il panettiere, che ha l'esercizio a fianco al bar, e una volta saldato il conto di due euro, scrocco una paglia a lillo e mi dirigo verso l'auto.

Da quel momento qualcosa cambia e in aggiunta al fatto idilliaco che sono in ferie, noto che le persone mi guardano in un certo modo, come se fossero interessate a me, sopratutto quelle di sesso femminile.
Fermo a un semaforo guardo verso l'auto che mi si affianca e la donna al volante mi sorride...
nel centro commerciale stessa storia, buona parte delle donne che incrocio mi sorridono guardandomi in modo particolare.
Beh... che dire, a chi non piace piacere?
Una volta pagato il conto anche la cassiera si comporta nel medesimo modo, a quel punto, inevitabilmente, mi sento l'uomo più bello e sicuro della terra.

Ci sono quelle giornate perfette,dove tutto sembra convergere su di te al meglio, questo mi mette nella condizione di continuare la mia mattinata festiva felice e contento.

Passo dal meccanico per cambiare le pastiglie dei freni che oramai stanno raschiando i cerchi in lega e non più il disco.

Anche il meccanico,Pino, mi sorride...e che cazzo penso, Pino che ha la reputazione di un puttaniere mi e diventato gay?
Nulla contro i gay sia chiaro...ma da Pino no...questo è troppo.

Va bene le giornate che convergono in modo positivo su di me, ma qui si sta superando il limite.

Pino mi da la notizia che devo tornare a casa in metropolitana e che l'auto me la consegnerà domani.

Apprendo la buona novella con piacere, anche se l'auto è il mio mezzo principale di trasporto, ogni tanto variare le abitudini non è poi così male.

Il percorso in metropolitana continua con sorrisi vari, che riconosco come gesto di apprezzamento nei miei confronti, da parte del sesso opposto.

Che dire è stata una bella mattinata piena di conferme, una giornata assolata di primavera, una di quelle giornate che apprezzi per la libertà che puoi gestirti come più desideri, una giornata però che si è conclusa davanti allo specchio nel corridoio di casa mia.
Lì, davanti a quella lastra riflettente, ho capito tutto in un solo secondo.
"Porca puttana Lillo ma non potevi dirmelo che mi ero sbroffato tutto il mento di cioccolata?"

In quel preciso istante tutto ciò che durante la mattinata era accaduto, quella sensazione di piacere a chiunque incontrassi, mista alla sensazione di toccare il cielo con un dito, mi crollava addosso.
I sorrisi che avevo scambiato per ammirazione diventavano sorrisi divertiti a causa della crema marrone spalmata sul mento.
Una cosa però in tutta questa faccenda, in una mattinata festiva di primavera è risultata positiva,
Pino, il meccanico, non e' gay!

Francesco Bonfitto.

mercoledì 13 aprile 2011

L'amico che fu.

Molto tempo fa avevo un'amico, molto molto tempo fa, almeno questo credevo, in realtà alla fine, con il passare degli anni, ho scoperto che non era vero.
Quest'amicizia era nata per via di una questione spinosa che ancora oggi, a quanto so, frulli nella mente di questo amico che fu.
Non amo parlare del passato perché considero tale spazio temporale una sorta di ritornare ancora su cose ormai accadute, per parlare terra terra , rompersi le palle con storie ormai non più modificabili.
Ma leggere alcune cose del suo blog mi hanno dato lo spunto per tornare a rivalutare alcuni lassi di tempo spazio temporale che non ricordavo più ,grazie a Dio.
M'incuriosisce questa sua tendenza( dell'amico che fu) di continuare a menarsela con faccende oramai vaporizzate, diluite, sparite completamente.
Ma ricordando l'amico che fu, in effetti, non è poi così strano che si comporti con se stesso e con i suoi ricordi, come uno schiaccia sassi fa con il suo asfalto.
La conversazione tipo di allora andava più o meno così:

Io: Allora come va, come stai?
Amico che fu: Di merda...
Io: Perché che succede?
Amico che fu:...niente ecco cosa non succede niente...tutta una merda...
Io: Beh...ma ci sarà un motivo che ti porti a pensare che è tutta una merda no?
Amico che fu:...
Io:...
Io:...allora?
Amico che fu:...ma allora che...è tutta una merda punto.
Io:...non ti capisco...ti sei appena salvato da una grave malattia...e comunque consideri ancora tutto una merda?
Amico che fu: ...Mi manca...
Io:Scusa cosa ti manca? intendi che ti manca lei? la donna che ami?
Amico che fu:...anche...
Io. ...e cos'altro?
Amico che fu: ...la malattia...
Io: ok...


A quel punto mi chiedo perché dover continuare a tritarsi le palle con un' anima così combattuta? 
Non rinnego nulla di ciò che è stato ma non voglio più aver a che fare con persone che fanno delle loro disavventure, sfortune e immaginari golpe,a carico della propria esistenza da parte di chi è stato più fortunato, una bandiera da sventolare.
Potevo comprenderti, capirti, ascoltarti...non potevo però sopportarti ancora a lungo, per questo ho deciso che tu diventassi l'amico che fu.


Francesco Bonfitto.

domenica 3 aprile 2011

7 minuti

In sette minuti molte cose possono cambiare, prendere forme diverse, punti di vista differenti.
In sette minuti ogni cosa cambia, muta, diventa altro.
Ma che siano sette minuti, sette ore, sette giorni, sette mesi, sette anni o settanta, poco cambia.
Ogni attimo uno dopo l'altro formano i minuti le ore i giorni i mesi e gli anni...uno dopo l'altro incessantemente uno diverso dall'altro.
Ogni attimo forma la vita e la vita è un attimo.
Vivi ogni attimo come fosse l'ultimo, e vivilo appieno per evitare di lasciare sospesi.

Francesco Bonfitto.

Senza fine

Come una giostra le cose si s'inseguono senza fine.
Il più delle volte fà girare la testa e ti ritrovi a non capire dove sia l'inizio e dove sia la fine.
Gira intorno continuamente senza sosta e ti riporta inevitabilmente sempre nello stesso punto.Ci passi davanti più volte perdendo di vista il punto d'arresto. Quel punto che servirebbe a capire che è ora di scendere da quella giostra. Forse così potrà essere possibile iniziare a camminare in linea retta. 
                                                      
Francesco Bonfitto.

La solitudine dell'anima

Dentro qualcosa non funziona ci si sente come svuotati, senza una vera consistenza.
La testa gira , le mani tremano, gli occhi faticano a rimanere fermi e fissi in un solo punto come cercassero qualcosa,  qualcuno che non c'e', che non esiste.
O forse si....esiste.
Tutto quello che fa da cornice a ciò che sei, tutto ciò che gli occhi vedono all'esterno di te è reale, o almeno così credi.Tutto ciò che dentro si forma a volte sembra non essere vero , tangibile , sperimentabile.
Eppure sembrerebbe più semplice credere a ciò che si  sente e non a ciò che si vede.
Purtroppo non è così, quasi mai.
Qualche volta ci provi, tenti di seguire ciò che il cuore dice, ciò che l'istinto ordina e ti lasci andare vorresti tutto in quel momento vorresti...tutto!
Ma bisogna sempre fare i conti con la realtà , con ciò che fuori è reale con il tangibile vero...con ciò che si può toccare e verificare.
Quindi blocchiamo gli istinti, le passioni, il travolgere dei sensi, ordinando a noi stessi di fermarci, di bloccarci, di evitare un'emozione, di respingere una sensazione,di rifiutare un'esperienza...forse unica...forse l'unica
Sprecare attimi che possono risolvere una vita seguendo la materia girigia e non il muscolo cardiaco.
Troppo bello per essere vero, troppo brutto per essere falso.
Prima o poi si riuscirà  a trovare ciò che si cerca...Prima o poi...


Francesco Bonfitto.

Il maestro


" Non mi cerca più, non facciamo più nulla insieme, una volta era diverso".
Una frase sentita per caso .
Mentre si mangia al ristorante si possono avere incontri inaspettati e illuminanti.
Una coppia al tavolo di fronte al mio.
Inizialmente non avevo capito la relazione tra i due , ma quella frase mi ha aperto un mondo .
Lei insoddisfatta della sua relazione, in realtà matrimonio vista la fede al dito, lui uno sfigato incredibile.
Uno di quei personaggi che se non li vedi non credi che possano realmente esistere.
Approfitta chiaramente della povera sprovveduta, anche bruttina, cicciottella, ma sicuramente sensibile e molto vulnerabile.
Facile da condizionare.
Sul loro tavolo un litro di vino bianco e dell'acqua naturale, mezzo litro, chiaramente.
"Bevi dai , si vive una volta sola"
Belle parole mentre le riempiva il bicchiere per la terza volta.
Parole sconnesse una sequenza di io qui, io li , io su e io giù, insomma, il maestro sapeva cosa fare e cosa far fare alla sprovveduta cicciottella sia con lui che con suo marito.
"Io non sono come lui, lui non fa vedere i suoi difetti, io invece li faccio vedere subito".
Lo sgruardo della cicciottella si faceva sempre più languido e dolce nel sentire le parole di questo uomo, trent'anni anni circa, che sembrava un leone che tutto avrebbe distrutto.
Peccato che la cicciottella non comprendeva che il leone in realtà era una pecorella travestita, ma il suo animo era quello di una iena ridens.
Facile usare una donna per i propri scopi, sopratutto quando la stessa è in un momento particolare della propria vita.
Il marito non la cercava più e lei cercava solo un pò d'amore....ma il maestro o sfigato che si voglia, aveva la necessità di sbranare la piccola preda cicciottella per sfogare i suoi arcaici istinti animali.
Lui con il viso tronfio e soddisfatto per la sua performance da grande uomo vissuto, si alza per andare in bagno ad esplellere quella mezza litrata di vino bianco che aveva ingurgitato durante il pranzo.
Lei, una volta rimasta sola si volta verso di me e sorride.
Lei sa che ho sentito tutti i discorsi del folle maestro e sa che ho capito qual'e' la situazione.
Ne è cosciente al punto di alzare le spalle allargando le braccia come a dire..."è così".
Le rispondo con un sorriso di comprensione.
Una volta tornano il buffo e folle maestro di vita è il turno della cicciottella per andare in bagno ad evacuare l'altro mezzo litro di vino bianco.
Lui non mi guarda, in compenso guarda tutto cio che ha una sembianza di femminile o che si avvicini a tale descrizione nella sala del ristorante.
Infatti con sguardo ubriaco e morboso, oltre alle donne sedute ai vari tavoli, osserva con dedizione quasi certosina,alcune donne riprodotte nei quadri appesi alle pareti.
"Un chiodo fisso" penso.
Torna la condizionabile cicciottella e si avvicina in modo alquanto innaturale al buffo maestro di vita.
Il seno piccolo, più piccolo della pancia, nei pressi della bocca del folle maestro, lui non si concede un avvicinamento e fa finta di nulla, mi guarda, si guarda intorno e concretizza di essere in un luogo pubblico.
A quel punto la voglia tra i due è arrivata al limite, per concludere in bellezza ordinano anche due amari montenegro.
Lei è cotta al punto giusto, pronta per essere presa come si deve dal buffo maestro di vita, infatti, lui alzandosi mostra la protuberanza ovviamente visibile, nonostante il jeans, si vede benissimo che è in preda a un'erezione bestiale.
Lei barcolla mentre esce, mi sembra più cicciottella di prima, lui la segue a ruota con la faccia stordita dell'ubriaco euforico, tra non molto consumeranno questa storia di amanti.
Ora però finisco di mangiare senza pensare alla prossima scena della cicciottella e il buffo maestro di vita.
Soffro spesso di acidità di stomaco dopo pranzo, oggi vorrei evitare di aggiungere altro...

Francesco Bonfitto.



sabato 2 aprile 2011

Lascia che tutto scorra

Come lasciarsi tutto alle spalle non è cosa semplice, eh no!
Sentirsi nella condizione di voler continuare e nello stesso tempo tornare indietro per poter modificare quelle cose che non hanno funzionato.
Il tempo fà la sua parte chiaramente segnando il corpo con i suoi segni e dedicandosi completamente istante dopo istante al declino.
Ma il tempo in fondo e' una scusa che ci siamo creati per poter mettere dei limiti dei confini e dei traguardi.
Una volta raggiunto il traguardo, sempre che ci si riesca, ci si volta indietro e si pensa:quanto tempo e' passato?
Tornare indietro per sistemare tutto ciò che non ha funzionato, ma anche così le cose non quadrerebbero?
E no...mi sa proprio di no.
Aggiustando un pò qui e un pò la nel passato si commetterebbero ulteriori errori sulla nuova linea temporale appena modificata.
Quindi , forse, il tempo ( se esiste realmente) non è lineare ma circolare...quindi a formare un cerchio chiuso e non una linea continua.
Tutto torna dov'è nato, quindi che senso ha sistemare gli errori commessi nel passato?
Non ci resta che continuare a girare intorno.

Francesco Bonfitto

Così come per magia

E’ così che accade. Non sempre ci si rende conto di ciò che ci succede attorno. Magari perché siamo presi dalla frenesia di vivere, dalla smania di conquistare qualcosa o forse solo perché siamo distratti.
C’è un momento nella vita, per tutti, che quella sorta di magia si rivela.
Se si prova a pensare a quante persone, sfiorano le nostre vite, se ci si sofferma per un istante a riflettere su questa cosa, probabilmente, non si avrebbe tempo sufficiente per conteggiarle tutte.
In quel momento, quello magico, come un lampo nel buio cielo stellato di una notte d’estate, tutto si apre, tutto diventa limpido e chiaro.
Lì ti rendi conto che le persone che sfiorano tutti i giorni la tua vita sono ben altro.
Sono anime che fanno parte di un unico universo e come a ricongiungersi ti completano facendoti esordire con una frase tipo: “Mi sembra di conoscerti da sempre”.
In realtà è veramente così, ci si conosce da sempre, tutti.
La nostra percezione degli altri è stata offuscata dalla barbarie dell’essere umano fisico, questo fa si che le relazioni siano sempre meno sincere e sempre più nascoste.
E quando l’ingenuità torna in superficie, quando anche solo per un istante riusciamo a vedere con gli occhi di un bambino e a cogliere realmente chi e cosa ci circonda, nessuno scudo ha il potere di proteggerci.
Le sensazioni si amplificano, le emozioni diventano talmente reali da sconvolgerci, così, senza limiti.
Senti nel cuore ciò che siamo abituati a far passare per il cervello, la razionalità per una volta è battuta dalla passione e da ciò che realmente siamo, Anima.
L’anima non giudica e non chiede nulla se non il fatto di essere ri-conosciuta.
E quando ne incontri una affine, una che “ ti sembra di conoscere” si unisce a quel tutto cosmico di cui sei composto andando a riempire quel piccolo buco che si era formato dentro di te, colma il piccolo vuoto.
Riconosci un’anima al telefono, guardando una foto, ascoltando il suo modo di ridere o di piangere, non c’è bisogno di contatto fisico per riconoscere ciò che fisico non è.
Tutto questo spaventa, atterrisce, destabilizza.
Si ha paura che qualcosa nel proprio ambiente fisico possa essere modificato, cambiato, stravolto.
Pensi incessantemente ad una persona che non conosci o che credi di non conoscere ponendoti delle domande: “Ma perché sento queste emozioni?”
E’ più semplice continuare a ripararsi dietro la corazza costruita nell’arco della vita per evitare duri colpi o delusioni che credere al fatto che i ripari non servono a molto.
Così, quando l’anima corre sul filo dell’essere, diventa veramente difficile negare che ciò che si prova nel cuore è più piacevole della paura che si sente nella testa.
Proprio nel cuore…dentro lì improvvisamente qualcosa esplode e non c’è modo di bloccarlo, fermarlo, arginarlo.
Ti manca quell’anima appena conosciuta, ti manca quell’anima appena ri-conosciuta, lasciata tanto tempo fa chissà dove e chissà perché.
L’importante è che se ri-trovi una delle tante anime che ti compongono, che creano chi veramente sei, se la ri-trovi e la ri-conosci …non lasciarla andare via più…torneresti a sentire quel piccolo vuoto che aveva colmato dentro di te…nel tuo cuore, nella tua amina.

Francesco Bonfitto

Scetticamente parlando...

Scetticamente parlando posso credere che ciò che vedo, ciò che vivo sia effettivamente la mia realtà: ma è veramente così?
Non lo so, certo è che a volte sento di essere in un luogo con il corpo e in un altro con la mente.
Come può essere che il corpo resti in un luogo nonostante la mente sia altrove?Certo basterebbe parlare di materialità delle cose per dare una risposta logica a tale quesito ma credo che in fondo la verità di tutto ciò che crediamo e pensiamo di vivere stia proprio in questo non allineamento tra corpo e mente.
Non ha alcun senso pensare a qualcosa di diverso da ciò che viviamo, perché lo facciamo?
Per cercare di essere più preciso (anche se a parole non è semplice spiegare certi aspetti eterei della vita) provo a descrivere una situazione.
Qualunque sia l’attività che state svolgendo in questo momento, anche il semplice atto di leggere queste parole, il corpo è fisicamente in un luogo mentre la mente, viaggia in posti sconosciuti o conosciuti molto distanti dal nostro reale.
State mangiando, ciò che facciamo non è assaporare esclusivamente il pasto e ciò che i nostri sensi ci trasmettono, in realtà mangiamo per inerzia ingurgitando il cibo per una necessità basilare di sopravvivenza, perdendoci l’attimo reale della degustazione del cibo.
La mente è sempre altrove.
Infatti, spesso mentre si addenta il cibo, la mente viaggia altrove senza dare molta retta ai sapori che si sperimentano.
Questo può trasformarsi in un’equazione semplice, quanto complicata.
Il corpo e la mente non sono connessi, mai.
Vivere l’istante, cosa alquanto difficile a farsi, diventa il punto di partenza del discorso che cercherò di affrontare.
Se la connessione tra mente e corpo spesso è incongrua, può dare un solo risultato.
Non siamo più capaci di andare la dove la mente ci porta, siamo solo portati a essere in un luogo fisicamente e proiettati in posti lontanissimi con la mente.
La mente o ciò che essa compone è un mistero per chiunque, nessuno sa esattamente come funzioni e cosa sia il pensiero.
La voce interna che ci parla in continuazione nella testa è la vera voce da ascoltare, oppure semplicemente è un riflesso del nostro io più profondo?
La voce che nella testa tuona per ogni cosa accada è probabilmente solo il riflesso di ciò che più ci spaventa, le paure, i timori, le ansie.
E’ una sorta di allarme che previene l’atto di entrare nel profondo, una diga che evita di scendere a uno stadio più cosciente della propria anima.
Un avviso deterrente per evitare di scoprire chi e cosa siamo realmente.
Forse non siamo ancora pronti ad affrontare chi e cosa siamo realmente, probabilmente, sarebbe una scoperta devastante.
I nostri confini sono troppo limitati, usiamo le credenze che ci hanno trasmesso, la cultura del paese d’origine, i genitori, gli amici, i colleghi di lavoro, chiunque attraversi o incroci la vita di ognuno ha lasciato un pezzo di se delle proprie convinzioni, nel bagaglio personale della vita dell’altro, condizionando l’essenza di chi realmente siamo.
Questo purtroppo, effettivamente dice e crea chi siamo oggi.
Questo in realtà è falso.
Tutto ciò che ci viene detto, è falso.
Tutto ciò che non nasce da dentro, oltre quella diga che impedisce di andare in profondità, è superfluo, semplicistico, irreale e soprattutto riportato da altri.
Quindi che tipo di conoscenza reale abbiamo di noi stessi se continuiamo a vivere e progredire con i concetti altrui?
Si viene a conoscenza di fatti tramite qualcuno, si approfondisce l’argomento in modo autonomo leggendo o cercando notizie su ciò che si vuole approfondire, alla fine ci s’imbatte sempre e soltanto in cose scritte e dette da persone che hanno riportato negli anni nei secoli e nei millenni concetti che erano stati di altri prima di loro.
Alla fine si vive in un circuito chiuso dettato dai nostri limiti a loro volta segnati dai confini della conoscenza materiale, citata, distorta, modificata e comunicata da un essere identico a noi, continuando a non seguire ciò che dentro ci consiglia senza errore alcuno.
Continuiamo a sbagliare vivendo nell’errore di non ascoltarsi mai, dando spazio a ciò che ci viene raccontato per farlo divenire il nostro mondo reale, che reale non è.
Un esempio che mi ha sempre fatto sorridere pensandoci di condizionamento popolare oltre ad essere falso è il seguente: La terra è piatta.
Bene, in molti prima di scoprire che la terra non fosse piatta e che non finisse in un crepaccio infinito, hanno portato avanti tale teoria a spada tratta uccidendo e condannando chiunque cercasse di superare certi limiti e confini che la cultura aveva imposto.
Qualcuno invece cominciò ad ascoltarsi cercando una nuova ipotesi superando e dimostrando alla fine che la terra non era piatta ma sferica e che non terminava in un crepaccio infinito.
L’immaginazione, la fantasia e l’ascolto del profondo dell’anima fecero in modo di superare gli ostacoli che fino a quel momento condizionavano la vera forma della terra.
L’unica via d’uscita a tutte queste falsità quindi è ascoltare finalmente ciò che dentro parla, ciò che dentro sussurra serenamente la verità.
In tre parole, chi veramente sei.
Può spaventare all’inizio il braccio di ferro che la voce “buona” sussurra mentre nella testa la voce “cattiva” urla.
Proviamoci, seguiamo quel sussurro che precede l’urlo e non diamo nulla per scontato, non crediamo a ciò che ci raccontano e usiamo il dubbio, la fantasia e l’immaginazione per raggiungere la verità.


                                                                                                                         Francesco Bonfitto

Bisogni

Alcune volte che si hanno dei bisogni.
Bisogni legati ai sentimenti, un abbraccio per esempio.
Ma mi chiedo se un abbraccio possa risolvere la solituine o la tristezza che si ha dentro.
Forse si ma anche no.
Alcune richieste vengono fatte senza considerare qual'e' lo stato 'animo preciso in quell'istante, ci sono momenti in cui si ha bisogno di rimanere soli per riflette o comprendere quale momento della propria vita si sta attraversando.
Non è ifficile comprendere allora perchè a alcune richieste non si possa dare seguito, un abbraccio può sembrare banale da dare, ma per onarlo bisogna essere nella condizione di poterlo fare.
Francesco Bonfitto.