sabato 30 luglio 2011

Uno strano risveglio

La sveglia non ha suonato stamattina, solitamente mi aiuta nel risveglio, ma stamattina no.
Fortunatamente oggi non si lavora e anche se l'orologio sul display del cellulare segna le 09.33, non mi preoccupo.
Metto i piedi a terra rimanendo seduto per qualche istante e mentre cerco di tornare alla realtà strofino gli occhi.
Riprendo in mano il cellulare e mi accerto che qualcosa manca.
Un piccolo segnale luminoso rosso che solitamente ogni mattina, questo fino a una settimana fa, c'era , sempre.
Stamattina no.
Nessun messaggio.
Appoggio nuovamente il cellulare sul letto e sento una sorta di distacco.
Qualcosa si è strappato, la sensazione è esattamente quella , uno strappo, qualcosa che si allontana, qualcosa che tenta di staccarsi da me.
Una sensazione forte e concreta.
Mi guardo intorno , casa mia è un delirio, disordine ovunque, mi rendo conto che è vero quando dicono che ciò che ti circonda riflette la confusione che hai dentro.
Penso che sarebbe il caso di sistemare un po, di ordinare casa, dovrei farlo.
Guardo nuovamente il cellulare, nessun messaggio, allora è vero, nessun messaggio.
Vado giù da Lillo a far colazione, butto due manate di acqua fresca sul viso e scendo.
Porto con me il computer penso che sia bello scrivere quello che sto esponendo qui fuori seduto a uno dei tavolini del bar di Lillo.
C'è il sole e la temperatura è buona, non fa caldo.
Sotto i portici seduti ai tavoli qualcuno sorseggia il suo cappuccio e mangia il suo cornetto alla crema, qualcuno legge un articolo di giornale, qualcuno si accende la prima o forse la decima sigaretta del giorno.
Lillo è lì come sempre dietro il suo bancone.
"Ciao , allora non sei ancora partito?"
La domanda di Lillo avrebbe dovuto mettermi una sorta di felicità addosso, partire per le vacanze dopo un anno di duro lavoro è sempre come una festa, invece no.
Tiro fuori dalla tasca il cellulare, nessun messaggio, il distacco diventa sempre più forte, reale, insistentemente effettivo.
Non rispondo a Lillo e ordino un latte macchiato con una brioches alla crema, no al cioccolato, no alla marmellata, no, la prendo vuota.
Lillo mi guarda un po sorpreso, mi conosce solitamente sono un casinista e non manco mai di battute quando la mattina entro nel suo bar per fare colazione, stamattina no, nessun messaggio, distacco, lontananza, sensazione di immensa distanza.
Come se durante la notte fosse accaduta una metamorfosi che cambia ogni cosa, la metamorfosi però non è la mia, nessun messaggio.
Mi siedo e aspetto la mia colazione.
Accedo all'unica porta che mi conduce in quel mondo virtuale che mi può far capire se qualcosa sia veramente mutato.
Conferma che arriva quasi subito, eri li solo 50 minuti prima, nessun messaggio nemmeno li, distacco, separazione, allontanamento.
Il cappuccio è caldo e la brioches non è che mi piaccia molto, eppure Lillo ha sempre avuto ottimi prodotti, forse non è la brioches che è scadente, forse sono io che sono diverso, forse sono io che ho concretizzato che qualcosa durante "La notte" è successa dall'altra parte della penisola.

...ma la notte so che pensi a me amore
nel buio cerchi sempre le mie mani
no, non fingere di stare già, già bene
di colpo non si può dimenticare
niente di cosi profondo e intenso o almeno penso...
( La notte-Modà)

Qualcosa è mutato, qualcosa è cambiato, qualcosa è diventato altro.
Finisco il mio cappuccio e dò un altro morso alla brioches chiudo il computer tutto e torno a casa.
Sul cellulare nessun messaggio, qualcosa è cambiato, qualcosa è mutato.
Strano risveglio, sento il distacco, la lontananza, il vuoto dentro.


venerdì 29 luglio 2011

Non so come mi sento

La testa mi scoppia, gli occhi arrossati, le mani mi tremano, il fiato è corto, i dolori sono ovunque sul corpo, non so come mi sento, forse male?
Si può essere che mi senta veramente male, la sensazione è che da un momento all'altro io possa non esserci più fisicamente.
Ipocondria?
Potrebbe essere.
Ansia?
Potrebbe essere.
Attacchi di panico?
Potrebbe essere.
La confusione la fà da padrone, mille parole nella testa , mille ferite nel cuore, mille pensieri nell'anima, mille fallimenti nel profondo del tuo essere.
Non so come mi sento, forse male?
I suoni diventano ovattati e le luci mi infastidiscono, quella del sole m'innervosisce e quella di una candela m'intristisce.
I rumori sono insopportabili anche fosse solo il picchiettio di un martello su un piccolo chiodo, un balzo al cuore e il ritmo che accellera così , senza motivo.
Non so come mi sento, forse male?
Sei consapevole che ciò che oggi sei sta facendo soffrire e questo fa soffrire, non ci sono sconti.
Sei certo che quello che oggi rappresenti sta facendo star male e questo fa star male, non ci sono sconti.
Mangio? Non ho fame.
Dormo? Non ho sonno.
Chiamo un amico, ecco cosa, lo chiamo.
Quale amico?
Nessun amico.
Non so come mi sento, forse male?
La testa gira sempre, in continuazione e cerchi di rimanere in equilibrio sulle tue gambe che senti tremare quasi a non sostenerti.
Mando giù un pò di zucchero, forse mi darà forza, ma nulla cambia, tutto gira e rimani su quel filo come un'equilibrista dondolando pericolosamente, evitando la caduta.
Se cado non so se avrò la forza di rialzarmi.
Non so come mi sento, forse male?
Osservo chi mi circonda e mi accorgo che non è più il mio modo curioso di osservare che sempre ho avuto, ma solo una conseguenza del fatto che i miei occhi vedono ancora, ma non sono più capaci di catturare l'essenza di ciò che guardano.
Assenza di me stesso, questa è la sensazione.
Le mani tremano, la testa scoppia, gli occhi bruciano e il fiato è sempre più corto.
So come mi sento, male.

mercoledì 27 luglio 2011

Il cliente non è al momento disponibile

Quando dall'altra parte dell'apparecchio telefonico c'e' questo messaggio si possono pensare mille cose, dalle più belle alle più brutte.
Se poi la cosa accade subito dopo che hai ricevuto un messaggio a cui hai risposto le probabilità che qualcosa sia accaduto diventano molto più alte.
Ora, fermo restando che si cerca di pensare sempre al meglio, non può essere improbabile che si pensi al peggio.
Certo non è un dato di fatto, può essere che il cellulare si sia scaricato improvvisamente, può essere accaduto qualcosa che non voglio nemmeno pensare, può essere tutto.
Può anche essere un messaggio chiaro di non voler essere ne disturbati , ne rintracciati.
Il cliente non è al momento raggiungibile ti lascia sempre un pò senza parole, perchè quello che immagini , quello che pensi, può diventare , anche se non vera la realtà del tuo momento, la tua realtà.
Il cliente non è al momento raggiungibile diventa in alcuni casi una sorta di distacco , forzato o voluto dalla persona che stai cercando.
Fatto sta che il cliente non è al momento raggiungibile per mille motivi possibili e non.

Francesco Bonfitto

lunedì 18 luglio 2011

Mi sono rotto le palle

Mi sono veramente rotto le palle, potrebbe essere un buon incipit per cominciare un discorso, ma non è educato.

Di conseguenza per educazione e per non urtare, con la mia cafoneria chi leggerà, cambierò l’inizio di ciò che sto per scrivere.


Tutto daccapo.

Mi sono veramente stancato.

Ecco così mi piace di più e sono convinto che potrà non essere attaccato da congetture e false opinioni di alcune persone che di me non conoscono proprio nulla.

Mi sono veramente stancato di tutto ciò che orbita intorno alle parole e di tutto ciò che transita nella mia vita da anni ormai.

Cicliche situazioni di cui sembra non si possa proprio fare a meno.

I rapporti si creano nel tempo e non con stereotipi o clichè già preconfezionati.

L’uso di tali preconfezionati conducono soltanto a un risultato: l’incomprensione assoluta.

Ora partendo dal presupposto che alcune situazioni sono inevitabili, mi chiedo per quale motivo ci si schieri da una parte o dall’altra, mi chiedo per quale motivo sia così difficile accettare le persone per quello che sono realmente e non per quello che nella testa ci si è creati della persona stessa.

Si conosce una persona quando realmente si ascolta e non quando si fa finta di udire ciò che nell’aria si disperde senza lasciare alcuna traccia.

Nello stesso tempo si ha la presunzione di conoscere tale persona a tal punto da potergli dire come e cosa deve fare, cosa e chi sarebbe giusto per quella persona, che nella propria zona d’immaginazione mentale si è idealizzata, senza reali riscontri obiettivi e veritieri.

Sentirsi dare del coglione in modo gratuito non fa mai piacere.

Va bene lo stesso, andiamo avanti.

Cerchi di crearti una vita serena, con molta fatica, cercando di dare meno fastidio possibile a chi ti circonda, e visto che sei già passato attraverso un’esperienza molto tempo prima così difficile, qualcosa che hai già vissuto sulla tua pelle standoci male e soffrendo come un cane, cerchi di evitarla.

Tendi a fare il meno possibile per arginare eventuali errori o screzi che possano rimetterti in quella situazione che tanto ti avevano messo alla prova e fatto star male.

Non basta, devi passarci nuovamente, c’è una sorta di voglia di ripercorrere certe strade e certe situazioni da parte di chi continua a dirti che ti conosce bene e che sa come sei fatto.

Invece non è così, probabilmente non mi conoscete, per nulla e non c’è stato nessuno sforzo di provare a conoscermi per quello che sono.

Chiudere gli occhi su chi è realmente una persona, per fare ciò che si vuole, significa non rispettare.

Il rispetto per l’appunto e le regole, sono punti cardine di tali ingiustificate e idiote condizioni, che ti portano inevitabilmente alla rottura.

Il rispetto non si chiede, va conquistato, il rispetto non s’impone, va coltivato.

Le regole non sono unilaterali, vanno condivise, le regole non vanno imposte, vanno valutate di volta in volta, imporle non avrà, con persone così arroganti e testarde come me, alcun risultato.

Giudizio scaturito da cosa?

Posso dire io com’è fatta una persona senza conoscerla veramente per poi trarne le mie conclusioni finali?

Forse, ma solo dopo averla veramente conosciuta, e non tramite opinioni basate su dati non vissuti, realmente.

Il sentito dire, lascia il tempo che trova.

Se impongo qualcosa che io reputi “il giusto” mi sono già messo da un lato della discussione, ho già detto indirettamente al mio interlocutore che ho ragione, e che qualsiasi cosa lui o lei mi dica, saranno sbagliate, solo perché, io credo di essere nel giusto.

Presunzione?

Essere nel giusto t’innalza come se tu fossi qualcuno che conosce i segreti di ciò che gli altri non sanno, questo non è rispetto, questa è imposizione.

Ognuno vive nella sua sfera e condivide esperienze e fatti di vita, emozioni, gioie, dolori, sofferenze e anche relazioni interpersonali a modo suo.

Ognuno ha il suo modo di essere e di esistere, se qualcuno ti dice che le tue relazioni interpersonali fanno schifo, beh forse è anche vero, ma la domanda è perché mi stai giudicando?

Che cosa significa che quindi anch’io posso dire che le tue relazioni interpersonali fanno schifo, sì potrei farlo, ma è il mio punto di vista ed è solo il mio punto di vista non quello del mondo, non quello del tuo interlocutore.

Le regole, capitolo strano e poco edificante.

Servono a regolarsi come dice la parola stessa a far si che la propria vita sia retta e abbia un senso continuo, ma chi impone le regole dovrebbe anche saperle rispettare, e chi impone una regola come per il rispetto parte già da un punto più alto della persona cui s’impongono.

Ha già ragione a prescindere quindi , parte già da un punto di conoscenza più alto.

L’errore, e lo dico con l’umiltà più grande che possa esserci, anche se c’è chi crede che io sia tutto tranne che umile, sta nel fatto che non si possono imporre, né regole né rispetto, l’errore sta nel presupposto che ci sia una ragione e un torto, l’errore sta nel fatto che ascoltare, sarebbe meglio che parlare, l’errore sta nel fatto che diventare ostici nelle cose in cui si crede a spada tratta, non ti fanno spostare di un millimetro, l’errore sta nel fatto che non si rispetta imponendo delle regole chi ti sta parlando non ascoltandolo.

Io sono uno che s’incazza parecchio e sono un impulsivo, ma lo divento solo quando vedo e sento che le cose non sono prese con serietà e correttezza.

Le regole non mi servono se chi mi sta parlando, non ha ascoltato nemmeno una sillaba di ciò che ho appena finito di dire.

Le regole non mi servono se chi ho davanti, ha in testa una linea dritta che si perde all’infinito senza curve, senza bivi e senza soste.

Quando gli uomini ancora lavoravano nei campi con i cavalli o i buoi per fargli tirare l’aratro, mettevano dei paraocchi ai lati del loro campo visivo in modo che non potessero vedere cosa realmente, li circondava, così ottenevano di raggiungere il loro obiettivo, far sì che il cavallo andasse in linea retta, senza chiedersi cosa fosse quell’animale che gli passava accanto, non poteva vederlo, questo facilitava il compito per fare in modo che il cavallo continuasse senza sosta e senza porsi domande.

Ora chiarito il fatto che non sono un cavallo e che il mio pensiero, malato che sia, non è mai andato e mai andrà in linea retta, mi dispiace per chi non comprende che ho molto di più da dare di quello che si è creato nella mente.

Partiamo daccapo e togliamoci dalla testa che mi si può conoscere perché mi si conosceva quando avevo quindici anni.

Il tempo è passato e le cose sono mutate, parecchio trasformate.

Forse si raggiungerà un accordo quando si comprenderà che il paraocchi me lo sono tolto da moltissimi anni e che non amo le regole imposte.

Non ho mai cercato di cambiare le abitudini e le regole di nessuno e mai lo farò, sto solo cercando con le mille difficoltà che mi si presentano davanti, di vivere una vita serena e normale con le difficoltà del caso.

Sono fatto così prendere o lasciare.

lunedì 11 luglio 2011

I giochi di prestigio

Amo i giochi di prestigio, per me sono una passione, ma anche un' ossessione.
Il gioco di prestigio ti porta in un mondo dove tutto è possibile, dove tutto è scena, dove tutto si può realizzare.
Basta una grande passione e molto esercizio, e ogni cosa diventa veramente possibile.
Ci sono giochi con le carte, le corde, gli oggetti, si può far sparie e apparire qualsiasi cosa si voglia, si può far vedere o non vedere ogni cosa si voglia, basta far pratica e il gioco è fatto.
Gli occhi stupiti di chi ti osserva sono la certezza che l'illusione è riuscita.
Non voglio parlare di questo però, o almeno, non proprio di questo ma di ciò che i giochi di prestigio non possono fare.
Alcune situazioni nella vita non possono essere prese e modificate, manipolate o illuse per renderle visibili o non agli occhi di chi ti guarda eseguire la tua vita.
Ci sono cose nella vita che hanno bisogno di tempo per arrivare ad essere, e non esiste nessun manuale che ti possa spiegare come fare per giungere all'effetto desiderato, come in un gioco di prestigio.
Quando stai male, quando dentro capisci che qualcosa non è al suo posto, ti senti teso, irrequieto, e assolutamente inadatto.
Nessun trucco potrà aiutarti a illudere e illuderti che tutto sia diverso.
Bisogna passare attraverso alcuni canali obbligati che, purtroppo, faranno soffrire chi hai vicino oltre che te.
Non esiste nessuna routine, come nei giochi di prestigio, nessun libro che spiega come e quando farlo , come realizzare la magia della vita ancora nessuno lo sa, nessun manuale vero è ancora stato scritto per l'uso di tale argomento, e forse non sarà mai scritto.
Trovarsi in situazioni che hanno un bivio, dove dover scegliere farà soffrire, comunque farà soffrire, non è una delle cose più piacevoli di questo strano gioco ancora non svelato della vita.
Vorrei tanto poter avere quella formula per conoscerne il trucco e provarlo più volte fino a che il gioco risulti vero....e non illusorio.
Posso farti pescare dal mazzo una carta qualsiasi e conoscerne il valore e il seme...ancor prima che tu l'abbia scelta, posso far si che nonostante il mazzo sia mischiato più volte le carte che ne usciranno siano quattro assi, ma non posso farti scegliere di rinunciare alla tua vita perchè ancora non so dov'è collocata la mia.
Anzi io so dov'è nascosta quella carta, il punto esatto , la sua posizione, ma non conosco quel trucco che me la faccia ritrovare senza ombra di dubbio.
Dubbi nati non dalla certezza che la scelta che ho già fatto dentro è quella che ben conosci, ma dubbi nel non saper eseguire un trucco non conoscendone il segreto.
Non esistono parole per descrivere ciò che dentro sento, le parole stanno a zero.
La passione mi ha fatto innamorare dei giochi di prestigio come mi hanno fatto innamorare di te...ho solo bisogno del tempo necessario per trovare il trucco e capirne il segreto per poi poter eseguire il gioco nel miglior modo, non posso sbagliare, non posso più sbagliare.

Francesco Bonfitto.