lunedì 18 luglio 2011

Mi sono rotto le palle

Mi sono veramente rotto le palle, potrebbe essere un buon incipit per cominciare un discorso, ma non è educato.

Di conseguenza per educazione e per non urtare, con la mia cafoneria chi leggerà, cambierò l’inizio di ciò che sto per scrivere.


Tutto daccapo.

Mi sono veramente stancato.

Ecco così mi piace di più e sono convinto che potrà non essere attaccato da congetture e false opinioni di alcune persone che di me non conoscono proprio nulla.

Mi sono veramente stancato di tutto ciò che orbita intorno alle parole e di tutto ciò che transita nella mia vita da anni ormai.

Cicliche situazioni di cui sembra non si possa proprio fare a meno.

I rapporti si creano nel tempo e non con stereotipi o clichè già preconfezionati.

L’uso di tali preconfezionati conducono soltanto a un risultato: l’incomprensione assoluta.

Ora partendo dal presupposto che alcune situazioni sono inevitabili, mi chiedo per quale motivo ci si schieri da una parte o dall’altra, mi chiedo per quale motivo sia così difficile accettare le persone per quello che sono realmente e non per quello che nella testa ci si è creati della persona stessa.

Si conosce una persona quando realmente si ascolta e non quando si fa finta di udire ciò che nell’aria si disperde senza lasciare alcuna traccia.

Nello stesso tempo si ha la presunzione di conoscere tale persona a tal punto da potergli dire come e cosa deve fare, cosa e chi sarebbe giusto per quella persona, che nella propria zona d’immaginazione mentale si è idealizzata, senza reali riscontri obiettivi e veritieri.

Sentirsi dare del coglione in modo gratuito non fa mai piacere.

Va bene lo stesso, andiamo avanti.

Cerchi di crearti una vita serena, con molta fatica, cercando di dare meno fastidio possibile a chi ti circonda, e visto che sei già passato attraverso un’esperienza molto tempo prima così difficile, qualcosa che hai già vissuto sulla tua pelle standoci male e soffrendo come un cane, cerchi di evitarla.

Tendi a fare il meno possibile per arginare eventuali errori o screzi che possano rimetterti in quella situazione che tanto ti avevano messo alla prova e fatto star male.

Non basta, devi passarci nuovamente, c’è una sorta di voglia di ripercorrere certe strade e certe situazioni da parte di chi continua a dirti che ti conosce bene e che sa come sei fatto.

Invece non è così, probabilmente non mi conoscete, per nulla e non c’è stato nessuno sforzo di provare a conoscermi per quello che sono.

Chiudere gli occhi su chi è realmente una persona, per fare ciò che si vuole, significa non rispettare.

Il rispetto per l’appunto e le regole, sono punti cardine di tali ingiustificate e idiote condizioni, che ti portano inevitabilmente alla rottura.

Il rispetto non si chiede, va conquistato, il rispetto non s’impone, va coltivato.

Le regole non sono unilaterali, vanno condivise, le regole non vanno imposte, vanno valutate di volta in volta, imporle non avrà, con persone così arroganti e testarde come me, alcun risultato.

Giudizio scaturito da cosa?

Posso dire io com’è fatta una persona senza conoscerla veramente per poi trarne le mie conclusioni finali?

Forse, ma solo dopo averla veramente conosciuta, e non tramite opinioni basate su dati non vissuti, realmente.

Il sentito dire, lascia il tempo che trova.

Se impongo qualcosa che io reputi “il giusto” mi sono già messo da un lato della discussione, ho già detto indirettamente al mio interlocutore che ho ragione, e che qualsiasi cosa lui o lei mi dica, saranno sbagliate, solo perché, io credo di essere nel giusto.

Presunzione?

Essere nel giusto t’innalza come se tu fossi qualcuno che conosce i segreti di ciò che gli altri non sanno, questo non è rispetto, questa è imposizione.

Ognuno vive nella sua sfera e condivide esperienze e fatti di vita, emozioni, gioie, dolori, sofferenze e anche relazioni interpersonali a modo suo.

Ognuno ha il suo modo di essere e di esistere, se qualcuno ti dice che le tue relazioni interpersonali fanno schifo, beh forse è anche vero, ma la domanda è perché mi stai giudicando?

Che cosa significa che quindi anch’io posso dire che le tue relazioni interpersonali fanno schifo, sì potrei farlo, ma è il mio punto di vista ed è solo il mio punto di vista non quello del mondo, non quello del tuo interlocutore.

Le regole, capitolo strano e poco edificante.

Servono a regolarsi come dice la parola stessa a far si che la propria vita sia retta e abbia un senso continuo, ma chi impone le regole dovrebbe anche saperle rispettare, e chi impone una regola come per il rispetto parte già da un punto più alto della persona cui s’impongono.

Ha già ragione a prescindere quindi , parte già da un punto di conoscenza più alto.

L’errore, e lo dico con l’umiltà più grande che possa esserci, anche se c’è chi crede che io sia tutto tranne che umile, sta nel fatto che non si possono imporre, né regole né rispetto, l’errore sta nel presupposto che ci sia una ragione e un torto, l’errore sta nel fatto che ascoltare, sarebbe meglio che parlare, l’errore sta nel fatto che diventare ostici nelle cose in cui si crede a spada tratta, non ti fanno spostare di un millimetro, l’errore sta nel fatto che non si rispetta imponendo delle regole chi ti sta parlando non ascoltandolo.

Io sono uno che s’incazza parecchio e sono un impulsivo, ma lo divento solo quando vedo e sento che le cose non sono prese con serietà e correttezza.

Le regole non mi servono se chi mi sta parlando, non ha ascoltato nemmeno una sillaba di ciò che ho appena finito di dire.

Le regole non mi servono se chi ho davanti, ha in testa una linea dritta che si perde all’infinito senza curve, senza bivi e senza soste.

Quando gli uomini ancora lavoravano nei campi con i cavalli o i buoi per fargli tirare l’aratro, mettevano dei paraocchi ai lati del loro campo visivo in modo che non potessero vedere cosa realmente, li circondava, così ottenevano di raggiungere il loro obiettivo, far sì che il cavallo andasse in linea retta, senza chiedersi cosa fosse quell’animale che gli passava accanto, non poteva vederlo, questo facilitava il compito per fare in modo che il cavallo continuasse senza sosta e senza porsi domande.

Ora chiarito il fatto che non sono un cavallo e che il mio pensiero, malato che sia, non è mai andato e mai andrà in linea retta, mi dispiace per chi non comprende che ho molto di più da dare di quello che si è creato nella mente.

Partiamo daccapo e togliamoci dalla testa che mi si può conoscere perché mi si conosceva quando avevo quindici anni.

Il tempo è passato e le cose sono mutate, parecchio trasformate.

Forse si raggiungerà un accordo quando si comprenderà che il paraocchi me lo sono tolto da moltissimi anni e che non amo le regole imposte.

Non ho mai cercato di cambiare le abitudini e le regole di nessuno e mai lo farò, sto solo cercando con le mille difficoltà che mi si presentano davanti, di vivere una vita serena e normale con le difficoltà del caso.

Sono fatto così prendere o lasciare.

2 commenti:

  1. Ciao Frà. A dicembre mi è stato detto (da persona x me fidatissima) che una famiglia intera ha vivamente consigliato a sua figlia di stare alla larga da me, un coro belante ed universale: <>. sulla base di cosa? Pare mi si "conoscesse" per quando avevo 18 anni (ora ne stò per compiere 34). Sì , hai capito bene: mi hanno giudicato , credendo di conoscermi partendo da qualche mese trascorso ad GUARDARMI dalla finestra o dal buco della serratura. Ho detto guardarmi,neppure osservarmi. Ero poco + che un ragazzino e questo è bastato all'intera famiglia (ed anche alla persona che il consiglio l'ha preso x oro colato) a credere di potermi GIUDICARE e conoscere. << Cosa vuoi che sia? sappiamo chi sei.. riportavi a casa la nostra 'piccina' sempre coi canonici 10 minuti di ritardo pur di rubarle qualche bacio in più >>.
    Vagli a spiegare che sarebbero passati giusto giusto 3 lustri ! e dico 3 !(Q-U-I-N-D-I-C-I A-N-N-I) durante in quali tutto è mutato! Vagli a ribadire che le persone non sono dogmi e pertanto mutano (nel mene e nel male )col tempo e con le vicende.
    Tempo perso a quanto pare: il dito era già puntato.
    << Non giudicate e non sarete giudicati >> disse qualcuno di molto autorevole...forse anche lui sprecò fiato.
    Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, ed anche la cecità non è quella oculare: il vero "non -vedente" è colui che ha smesso di valutare la vita in prima persona, preferendo i fili del burattinaio di turno.
    Un abbracio da Ale

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  2. Ciao Frà. A dicembre mi è stato detto (da persona x me fidatissima) che una famiglia intera ha vivamente consigliato a sua figlia di stare alla larga da me, un coro belante ed universale: "ohhh , ti preghiamo.. tutti ma non Ale!!! !.
    Sulla base di cosa? Pare mi si "conoscesse" per quando avevo 18 anni (ora ne stò per compiere 34). Sì , hai capito bene: mi hanno giudicato , credendo di conoscermi partendo da qualche mese trascorso ad GUARDARMI dalla finestra o dal buco della serratura. Ho detto guardarmi,neppure osservarmi. Ero poco + che un ragazzino e questo è bastato all'intera famiglia (ed anche alla persona che il consiglio l'ha preso x oro colato) a credere di potermi GIUDICARE e conoscere. " Cosa vuoi che sia? sappiamo chi sei.. riportavi a casa la nostra 'piccina' sempre coi canonici 10 minuti di ritardo pur di rubarle qualche bacio in più ".
    Vagli a spiegare che sarebbero passati giusto giusto 3 lustri ! e dico 3 !(Q-U-I-N-D-I-C-I A-N-N-I) durante in quali tutto è mutato! Vagli a ribadire che le persone non sono dogmi e pertanto mutano (nel mene e nel male )col tempo e con le vicende.
    Tempo perso a quanto pare: il dito era già puntato.
    " Non giudicate e non sarete giudicati " disse qualcuno di molto autorevole...forse anche lui sprecò fiato.
    Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, ed anche la cecità non è quella oculare: il vero "non -vedente" è colui che ha smesso di valutare la vita in prima persona, preferendo i fili del burattinaio di turno.
    Un abbraccio da Ale

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