mercoledì 30 novembre 2011

Tra luce e buio


Certo non ero ancora riuscito a fare quello che dovevo fare, ma una cosa era certa, non potevo più andare avanti così.
Nella mia piccola casa colorata alle pareti di bordò, il calore del riscaldamento mi separava dal freddo intenso che fuori ingrigiva ogni cosa.
Nella mia testa un solo pensiero fisso: “Devo concludere questa faccenda, altrimenti impazzisco”.
La tazza di caffè nero calda tra le mie mani diffondeva una sorta di brivido in tutto il mio corpo, lasciandomi intorpidito nei miei pensieri.
Alcuni bambini giocavano nel cortile incuranti del freddo tagliente che arrossava le loro guance, mentre le madri parlavano chissà di quali consueti discorsi tra sorrisi e gesti armoniosi, come a mostrare che tutto nella loro vita andasse per il verso giusto.
Un film muto attraverso la grande finestra di casa che mi portava in contatto con l’esterno, con il mondo, dandomi la possibilità di separarmi per qualche istante dal mio pensiero, quel pensiero fisso.
Un pensiero di gioia e tristezza come in contrapposizione tra la luce e il buio, il giorno e la notte, l’estate e l’inverno opposti che si ritrovano in un solo pensiero.
Sensazioni opposte che riempivano continuamente la mia testa e ingrossavano il mio cuore fino a farlo quasi esplodere.
Alcune gocce di pioggia cominciavano a scendere bagnando il tavolo tondo colorato di blu elettrico sul terrazzo, la candela di sale si scioglieva lasciando rivoli di sale sciolto che si separava in due nuovi piccoli affluenti dopo aver incontrato il posacenere argentato pieno di mozziconi di sigaretta, ormai lì da alcuni mesi.
Le gocce cominciarono a diventare più grandi e l’intensità della precipitazione a essere più fitta fino a non riuscire più a vedere nemmeno la palazzina di fronte alla mia.
Le mamme nel cortile recuperavano, correndo a ripararsi sotto i portici, i loro piccoli cuccioli che sembravano comunque incuranti dell’acqua.
Il silenzio della mia casa a volte mi faceva male e ancor di più quando le giornate invernali piovose e grigie mutavano la tristezza del momento in angoscia.
Un pugno allo stomaco ripetuto più volte, una presa alla gola da cui liberarsi diventava impossibile, l’aria che sembrava fermarsi nella trachea senza fluire attraverso i polmoni e il cuore cominciava a battere senza un ritmo stabile.
Lì però, in quella casa, nella mia casa mi sentivo al sicuro, protetto da qualsiasi cosa.
A volte le cose si mettono di traverso e non ti danno la possibilità di continuare, di procedere, di evolverti, di arrivare alla tua meta.
Le difficoltà si mettono tra te e i tuoi sogni, tra te e le tue ambizioni, tra te e l’amore come un ospite indesiderato.
Non hai più nessuna voglia, nessuno stimolo distruggendo tutto dentro e fuori di te.
Solo una gran voglia di dormire, forse, per chiudere gli occhi nella speranza di non dover pensare, ma anche quello spesso diventa un lusso.
Qualcosa ti tiene sveglio per giorni interi e le tue occhiaie diventano più incisive, più evidenti, più profonde.
La tua immagine allo specchio diventa sempre meno gradevole, gli occhi cominciano a vederti in modo diverso facendo sparire il sorriso dalle tue labbra, facendo svanire la gioia, lasciando il posto alla tristezza.
La luce spostandosi cede il posto in modo ordinato e meticoloso al buio, dapprima lasciandoti in ombra per poi oscurarti completamente.
Non hai più punti di riferimento e come un non vedente cominci a brancolare nel nero più totale, una macchina impazzita senza controllo, un volo ingovernabile verso il nulla.
La tazza di caffè ormai fredda mi dona un nuovo brivido, questa volta gelido, che attraversa nuovamente il mio corpo completamente.
Ho bisogno di scaldare tutto ciò che dentro di me improvvisamente sembra diventare freddo, ma non trovo nulla che mi aiuti, l’ultimo brivido fa calare il buio e i miei occhi chiudendosi cercano un po’ di conforto nel sonno, sempre che arrivi, sempre che mi catturi regalandomi qualche ora di serenità.
Proverò a dormire un po’… tra la luce e il buio.