giovedì 2 giugno 2011

Il freddo dentro

Rientrò a casa dal lavoro, le cose ormai non andavano bene da tempo.
Comunque io cercavo di ricucire la situazione, ma il suo essere infantile tagliava le gambe ad ogni mio tentativo.Arrivare a fare discussioni anche per una bottiglia d'acqua, beh questo mi sembrava veramente troppo.
Come ogni sera il suo viso era corrugato, la cosa m'infastidiva alquanto.


Tirai un lungo respiro facendo tornare sul mio viso una sorta di sorriso, in fondo anni prima avevo scelto di stare con lui, in qualche modo volevo salvare quella storia.

Non sempre è facile fingere, sopratutto se inizi a capire che quella casa e quella persona non sono più il tuo posto.
Ma ammettere gli errori è un compito assai difficile e quindi credevo non fosse ancora finita, forse qualcosa da salvare c'era ancora, forse...

"Ciao tesoro" dissi.
"Ciao" rispose.
Già questa risposta secca senza alcun vezzo mi fece capire che sarebbe stata una serata veramente pesante…
"Com'e' andata oggi?" continuai.
"Solito" rispose.
Come avevo fatto tre anni prima a credere in quest'uomo?
La persona che stendeva al mio passaggio tappeti rossi, oggi, non metteva a terra nemmeno uno straccio per i pavimenti, anzi, avevo la sensazione che se avesse potuto, me lo avrebbe tirato in faccia quello straccio!
Eppure io ero una donna molto tenera e sensibile, affettuosa, amorosa e femmina quando la situazione si scaldava.
Che cosa avevo sbagliato? Che cosa stavo sbagliando?
Lì mi si accese una sorta di lampadina nella testa e un'idea prese forma.
Cazzo io non sto sbagliando nulla!
Ogni volta che avevamo una discussione lui si rifugiava a casa della madre, oltretutto situata di fronte alla nostra.!
Questo tempo addietro doveva farmi capire tutto, con tanti posti, dove poter vivere la nostra intimità, proprio di fronte a casa di sua madre dovevamo finire?
Ora capisco perché.
Un bambino di quarantaquattro anni ha sempre bisogno della mamma vicino, quando le cose diventano difficili un capezzolo dove succhiare, deve essere sempre pronto, peccato che non è il mio!

Rimanemmo in silenzio per una quantità di tempo non precisa.
Allora vediamo era entrato in casa da circa mezz'ora e le sole parole che ci scambiammo furono queste:

"Ciao tesoro"
"Ciao"
"Com'e' andata oggi?"
"Solito"
Beh non male direi, no?
Una merda, ecco cos'e' la vita con questa persona, una vera merda!
E’ difficile, tutto molto difficile.
Ammettere l'errore e avere il coraggio di dirgli in faccia cosa pensavo veramente di tutta quella faccenda.

Mentre preparavo la cena, incredibile ma vero, lui parlò ancora.

"Hai comprato l'acqua?" chiese.
"No amore mi sono dimenticata" risposi dispiaciuta.
Amore? Ma perché cazzo, continuavo ancora a chiamarlo amore?

La forma che prese la discussione subito dopo fu degna di una vera sceneggiata Napoletana, senza alcuna offesa verso i Napoletani sia inteso.

Urla di disperazione e scempiaggini varie, insulti e umiliazioni, il suo viso paonazzo e la sua bocca distorta che proliferava parole veramente inaccettabili, la sua giugulare sembrava in procinto di esplodere.
Tutto questo perché mi ero dimenticata di comprare una confezione d'acqua per il suo sopraffino palato?

Chiaramente tempo addietro sarei rimasta in silenzio, ma ora proprio no, ora basta! pensai.
Credo sia stato un caso che i carabinieri non bussarono alla nostra porta.
I decibel delle nostre urla avevano sicuramente sforato i termini consentiti dalla legge.

Dopo circa dieci minuti di animata discussione la tempesta si attenuò.
La tregua era partita.
Una tregua forzata che si divideva tra il soggiorno e la stanza da letto.

Quella sera la stanza da letto fu il mio rifugio.

Dopo alcuni mesi

“Che cosa significa quella valigia?” chiese.
" Secondo te cosa può significare una valigia messa davanti all'uscio di casa?" risposi.
" Ti prego amore non te ne andare, senza di te io non resisto" mi supplicò.
"Le cose cambieranno, cambierò anch’io te lo giuro, dammi un'altra possibilità ti prego".
I suoi occhi erano pieni di lacrime il suo mento e le sue labbra tremavano, la sua mano fermava il mio polso.
Avevo sentito molti brividi quando le sue dita mi sfioravano, ma adesso riuscivo a sentire solo il freddo che aveva dentro, nel suo cuore.
Quel freddo che mi aveva donato per lungo tempo, quel freddo che aveva congelato lo scorrere del mio sangue, quel freddo che aveva fatto morire l'amore che provavo per lui.
" Lasciami andare e meglio per tutti" risposi decisa.
"Ti prego amore non farlo, ti prego ripensaci, io senza di te muoio" disse cadendo in ginocchio.
"Muori allora non hai altra scelta, io devo ricominciare a vivere."risposi.
La porta si chiuse alle mie spalle, sentivo il suo pianto e i suoi singhiozzi ma nulla colpì il mio cuore, era ormai troppo rigido troppo freddo e io avevo bisogno di calore nuovo per scongelare la mia anima.

La vita continua, fortunatamente.

Francesco bonfitto.


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